AL TRIBUNALE PERMANENTE DEI POPOLI

DENUNCIA RELATIVA ALLA REALIZZAZIONE NEL COMUNE DI NISCEMI (CL) DI UN TERMINALE DEL SISTEMA DI COMUNICAZIONE MILITARE GLOBALE DENOMINATO M.U.O.S. (MOBILE USER OBJECTIVE SYSTEM) DA PARTE DELLA U.S. NAVY.

Presupposti di fatto:
MUOS è un acronimo che sta per Mobile User Objective System. Si tratta di un moderno sistema di radio-telecomunicazioni satellitari ad altissima frequenza della marina militare statunitense, dotato di satelliti geostazionari e stazioni di terra. Sarà utilizzato per coordinare in maniera capillare tutti i sistemi militari statunitensi dislocati in ogni parte del globo e per guidare sistemi d’arma quali gli aerei privi di pilota.
Destinato principalmente ad utenti mobili (piattaforme aeree e marittime, veicoli di terra e soldati), il MUOS trasmetterà la voce degli utenti, i dati e le comunicazioni video tramite l’installazione di antenne paraboliche ad emissioni elettromagnetiche in grado di comunicare in ambienti svantaggiati (come ad esempio regioni altamente boscose). Il MUOS comprenderà quattro impianti di stazione a terra.
Le selezioni per la scelta dei siti terrestri sono state completate nel 2007 con la firma di un “Memorandum of Agreement” (MOA) tra la marina degli Stati Uniti e il Dipartimento della Difesa australiano. Le quattro stazioni di terra, ognuna delle quali serve uno dei quattro satelliti attivi, saranno ubicate presso: l’Australian Defence Satellite Communications Station a Kojarena a circa 30 km a est di Geraldton, nel Sud-Ovest dell’Australia; all’interno del Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) a Niscemi, a circa 60 km dalla US Naval Air Station di Sigonella, in Sicilia; nel Sud-Est della Virginia (sito non specificato); nel “Naval Computer and Telecommunications Area Master Station Pacific” nelle Hawaii.
La stazione terrestre posta nell’area del Mediterraneo, in un primo momento, era prevista all’interno della base militare americana di Sigonella. Ma a seguito dei risultati di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate dalle antenne (Sicily RADHAZ Radio and Radar Radiation Hazards Model), eseguito da due aziende private, AGI – Analytical Graphics Inc. (con sede a Exton, Pennsylvania) e Maxim Systems (San Diego, California), il progetto fu spostato a Niscemi. Nello specifico, fu elaborato un modello di verifica dei rischi di irradiazione sui sistemi d’armi, munizioni, propellenti ed esplosivi (il cosiddetto HERO – Hazards of Electromagnetic to Ordnance), ospitati nella grande base siciliana. Una simulazione informatica del sistema MUOS, fornita dai consulenti di Maxim Systems, dimostrava la reale esistenza di rischi connessi al regolare funzionamento dell’impianto. Si prevedeva l’emissione di fasci di onde elettromagnetiche di portata tale da interferire con le apparecchiature poste sugli aeromobili in volo in quella zona per i vicini aeroporti civili di Comiso e di Fontanarossa e in loco per quello militare di Sigonella. Si presuppone il fondamento di questa relazione in quanto i vertici militari americani si convinsero a spostare la stazione MUOS a Niscemi, nella base NRTF-8 già all’epoca sotto il comando di Sigonella.
In Sicilia, il terreno di impianto del MUOS, ricadente all’interno della Riserva Naturale Orientata (RNO) denominata “Sughereta di Niscemi”, istituita con D.A. 475/97 e inserita nella rete ecologica “Natura 2000” come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) ITA050007, si trova ad una distanza di circa 6 km a Sud-Est del centro abitato del paese di Niscemi e ad una distanza di circa 2 km dai primi agglomerati edilizi. Come base, il sito di Niscemi, già utilizzato come stazione di trasmissione NRTF (Naval Radio Trasmitter Facility) è regolata dal l’Accordo sottoscritto il 6 aprile 2006 ( Technical Arrangement between the Ministry of Defence of the Italian Republic and the Department of Defense of the United States of America regarding the installations/infracstuture in use by the U.S forces in Sigonella, Italy). Tale accordo è composto da una scrittura negoziale avente carattere prevalentemente tecnico, nel proprio allegato numero 1 specifica che il sito di Niscemi è fra quelli US Funded – US exclusive use (finanziato ed utilizzato esclusivamente dalle forze armate Statunitensi).
E’ evidente, quindi, che l’accordo bilaterale, il quale sul punto sembra avere più una valenza ricognitiva che costitutiva, dovendosi ricercare aliunde la fonte negoziale riguardante l’autorizzazione all’uso della Base, riconosca un uso esclusivo degli impianti da parte delle forze armate Statunitensi. Lo stesso accordo prevede che tutte le spese sia di costruzione che di esercizio e manutenzione spettano alle forze armate USA le quali restano proprietarie sia degli impianti che di tutti i materiali, approvvigionamenti e ricambi necessari per il loro esercizio. Va richiamato quanto disciplinato dall’annesso “A” al Memorandum di intesa tra il Ministero della Difesa della Repubblica Italiana ed il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti D’America relativo alle installazioni/infrastrutture concesse in uso alle Forze Statunitensi in Italia del 2 febbraio 1995.
Detto allegato, alla pagina A-4- disciplina l’USO ESCLUSIVO specifica: “Con il termine “uso esclusivo” si intende l’utilizzazione da parte di una forza appartenente ad una singola Nazione di installazioni e/o infrastrutture, definite e comprese nel perimetro dell’installazione, per lo svolgimento di attività correlate alla missione e/o dei compiti assegnati a detta forza dal Governo dello Stato di origine.
L’attribuzione di “uso esclusivo” ad installazioni e/o infrastrutture utilizzate dalle forze USA non limita in alcun modo l’esercizio della sovranità dello Stato Italiano, secondo quanto stabilito dall’art. VII del NATO/SOFA”. E’ da notare che l’art. VII del NATO/SOFA richiamato disciplina esclusivamente l’attività d’ordine pubblico interna alla base e la giurisdizione sul personale e non l’uso della base.
Problematiche poste dall’installazione militare:Le problematiche poste dall’istallazione sono di diversa natura:
A) Salute umana ed ambiente- Sotto un primo profilo vanno considerati i rischi per la salute della popolazione e quelli di natura ambientale. Il MUOS, infatti, andrebbe ad aggiungersi al campo di antenne già esistenti, composto da 41 grandi antenne di cui una operante a bassissima frequenza (in banda LF a 46 KHz), denominato NRTF (Naval Radio Trasmitter Facility) ed all’interno di un’area già fortemente inquinata per la presenza a breve distanza del Polo Petrolchimico di Gela. Per quanto riguarda gli effetti sulla salute delle onde elettromagnetiche, vari studi evidenziano la loro pericolosità per la salute umana.
I Comitati No MUOS, il primo dei quali sorto già nel febbraio del 2009, esprimono fortissime preoccupazioni riguardo le conseguenze dell’istallazione di tale sistema, per l’incidenza che l’utilizzo a regime dello stesso possa avere su: salute umana, ecosistema della Sughereta di Niscemi, qualità dei prodotti agricoli, diritto alla mobilità e allo sviluppo del territorio, diritto alla pace e alla sicurezza del territorio e dei suoi abitanti. In particolare, il primo studio al riguardo del Politecnico di Torino è stato depositato il 04.11.2011 realizzato dai Prof.ri Zucchetti e Coraddu, nel quale si afferma che “al fascio principale di microonde emesso dalla parabola MUOS, in caso di errore di puntamento dovuto ad incidente, malfunzionamento o errore, è associato il rischio di irraggiamento accidentale di persone che, entro un raggio di 20 km, potrebbero subire danni gravi e irreversibili anche per brevi esposizioni, a tale rischio è esposta l’intera popolazione di Niscemi.”; e si legge nelle valutazioni conclusive dello stesso studio: “data la situazione è opportuno un approfondimento delle misure, con l’avvio immediato di una procedura di riduzione a conformità, finalizzata alla riduzione delle emissioni, e il blocco di ogni ulteriore istallazione”. Già nel 2008, con nota del Sindaco del 12.09.2008, il Comune di Niscemi aveva formalmente richiesto al Ministero della Difesa chiare e precise indicazioni sui reali effetti delle onde elettromagnetiche generate dall’impianto MUOS durante la sua ordinaria operatività, facendo rilevare la inammissibile mancata partecipazione alla conferenza dei servizi, che si era tenuta lo stesso anno e che aveva prodotto parere positivo al rilascio delle autorizzazioni necessarie alla costruzione dell’impianto stesso, dell’allora Azienda Sanitaria Locale competente che non aveva nemmeno espresso alcun parere preventivo in proposito.
Lo stesso Comune, nel marzo del 2009, procedeva alla nomina di un comitato tecnico-scientifico per la valutazione della documentazione presentata in merito al progetto MUOS. Tale comitato rilevava “un quadro allarmante sulle possibili ricadute negative delle antenne sulla fauna del SIC” ed evidenziava l’assoluta insufficienza dei dati forniti a corredo del progetto, così che il Comune di Niscemi, con atto del 22.10.2009, revocava in autotutela il nulla-osta in precedenza rilasciato per la costruzione dell’impianto MUOS, ravvisando in motivazione “la necessità di procedere ad una valutazione di incidenza che tenga conto di dati completi ed attendibili…poiché si ritiene insufficiente ed inadeguata la documentazione (su cui la valutazione si basa) prodotta in precedenza”, contraddittoria e basata su un monitoraggio inefficace poiché non effettuato su antenne che all’epoca della rilevazione delle onde elettromagnetiche non utilizzavano il sistema MUOS, non ultimato e/o utilizzabile.
In data 21.12.2012, la sezione prima del Tar di Palermo, nell’ambito del procedimento iscritto al n. 1864/2011, ha disposto, con ordinanza, la nomina di un verificatore nella persona del Preside della facoltà di ingegneria di Roma “La Sapienza”, che dichiari quali sono la consistenza e gli effetti delle emissioni elettromagnetiche generate dall’impianto MUOS e se tali emissioni siano o meno conformi alla normativa nazionale e regionale in materia di tutela delle esposizioni elettromagnetiche e di tutela ambientale delle aree SIC.
Tale verificazione, depositata in data 27 giugno 2013 ha confermato che tutti gli studi ed i dati posti a base della autorizzazioni regionali sono erronei ed inattendibili, sottolineando che non sono stati adeguatamente valutati i rischi per la popolazione e per le interferenze strumentali con i vicini aeroporti. Mentre risulta certo l’impatto ambientale negativo legato alle onde elettromagnetiche emesse dall’impianto. Tuttavia, il 24 luglio 2013, la Regione Siciliana che, in precedenza aveva revocato le autorizzazioni relative alla realizzazione del MUOS, revocava la propria stessa revoca, in forza di un procedimento concordato con il Ministero della Difesa che subordinava la ripresa dei lavori di realizzazione del MUOS (ed il ripristino delle autorizzazioni regionali) al parere positivo di una commissione formata dall’Istituto Superiore di Sanità.
Anche la revoca del 24 luglio 2013 desta forti perplessità posto che l’Istituto Superiore di Sanità non è organo terzo e le sue conclusioni contraddicono quelle alle quali era giunto il verificatore del TAR Prof. D’Amore ed i tecnici incaricati dalla Regione che avevano allegato parere contrastante. Inoltre, la relazione dell’Istituto Superiore di Sanità è fondato sulle rilevazioni effettuate in una settimana dall’ISPRA che contraddicono le rilevazioni delle emissioni elettromagnetiche effettuate in decenni dall’ARPA Sicilia. Da ultimo, lo stesso Verificatore del TAR, Prof. D’Amore, rispondendo ad una richiesta di approfondimento del TAR Palermo ha ribadito come lo studio dell’ISS sia lacunoso e superficiale e per altro verso desti preoccupazione.
B) Autodeterminazione e diritto ad un vivere pacifico.- Sotto altro profilo va ricordato che il MUOS è installazione ad uso esclusivo del Governo Statunitense realizzata in territorio Italiano. Va richiamato quanto disciplinato dall’annesso “A” al Memorandum di intesa tra il Ministero della Difesa della Repubblica Italiana ed il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti D’America relativo alle installazioni/infrastrutture concesse in uso alle Forze Statunitensi in Italia del 2 febbraio 1995. Detto allegato, alla pagina A-4- disciplina l’USO ESCLUSIVO specifica: “Con il termine “uso esclusivo” si intende l’utilizzazione da parte di una forza appartenente ad una singola Nazione di installazioni e/o infrastrutture, definite e comprese nel perimetro dell’installazione, per lo svolgimento di attività correlate alla missione e/o dei compiti assegnati a detta forza dal Governo dello Stato di origine.
L’attribuzione di “uso esclusivo” ad installazioni e/o infrastrutture utilizzate dalle forze USA non limita in alcun modo l’esercizio della sovranità dello Stato Italiano, secondo quanto stabilito dall’art. VII del NATO/SOFA”. E’ da notare che l’art. VII del NATO/SOFA richiamato disciplina esclusivamente l’attività d’ordine pubblico interna alla base e la giurisdizione sul personale e non l’uso della base. La natura di sistema di comunicazione globale, peraltro, rende evidente che tutte le comunicazioni belliche delle forze armate statunitensi saranno veicolate attraverso il sistema di trasmissione satellitare denominato MUOS. Altrettanto evidente è che nei conflitti moderni i sistemi di comunicazione hanno un ruolo fondamentale e che la loro importanza si andrà via via accrescendo a causa del sempre crescente impiego di sistemi d’arma teleguidati. Conseguentemente l’entrata in esercizio del sistema MUOS comporterà inevitabilmente il coinvolgimento dell’Italia nell’intera attività bellica degli Stati Uniti. E ciò senza che si possa influire sul funzionamento dell’istallazione né limitarne l’utilizzazione.
Ciò evidentemente viola il Diritto all’Autodeterminazione Politica e quello a vivere pacificamente nel proprio territorio posto che decisioni riguardanti la partecipazione a guerre e conflitti, prese da uno stato estero avranno ricadute immediate coinvolgendo l’Italia ed il suo territorio. In particolare rendendo Niscemi obbiettivo strategico con forte rischio anche per l’incolumità della popolazione. Al riguardo non può non sottolinearsi che i vari accordi via via susseguitisi con il Governo Statunitense per la realizzazione di installazioni militari sul suolo italiano non sono mai stati approvati dal Parlamento così come previsto dall’art. 80 della Costituzione Italiana. Ciò costituisce un ulteriore violazione del diritto di autodeterminazione posto che decisioni fondamentali di politica internazionale sono state prese senza l’approvazione di chi rappresenta la sovranità popolare in palese assenza di controllo democratico. Infine, mai si è tenuta in considerazione la volontà della popolazione di Niscemi assolutamente contraria all’installazione.
C) Pericoli per l’incolumità legati al traffico aereo.- Altri rischi, infine, riguardano il traffico aereo. Al riguardo, va sottolineato che in fase di autorizzazione, non si era provveduto a consultare gli organismi di controllo sul traffico aereo. Solo successivamente è stato acquisito il parere dell’ENAV che, tuttavia, da ultimo, ha ribadito di poter solo geometricamente verificare che il fascio d’onde del MUOS interferisce con circa 12 rotte (Aeroporti di Comiso, Sigonella e Catania) ma di non essere competente a giudicare se ciò possa danneggiare la struttura del velivolo o creare danni agli occupanti. E’ evidente, quindi, l’altissimo rischio che l’istallazione rappresenta anche per il traffico aereo e l’incolumità umana, rischiando di divenire, inoltre, un grave freno allo sviluppo economico della zona.

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Per i motivi suesposti si chiede che l’Ecc.mo Tribunale Permanente dei Popoli si pronunci sulle violazioni dei diritti fondamentali sopra individuati ad opera del Governo degli Stati Uniti d’America attraverso la realizzazione in territorio di Niscemi (CL) del Sistema di Comunicazione Globale Satellitare denominato MUOS.

Allegato a scheda sul Movimento No MUOS per TPP
Nessuna consultazione delle popolazioni di Niscemi e dell’area circostante, venuti a conoscenza delle decisioni e del coinvolgimento del loro comune soltanto nel luglio del 2008, 14 mesi dopo l’arrivo in Comune della comunicazione della regione. Nessuna ratifica parlamentare degli accordi Italia-USA; questi ultimi ricevono il parere favorevole dal Ministero della Difesa il 10/10/2006. Solo 14 giorni sono, invece, sufficienti alla Regione per concedere le autorizzazioni di massima (richiesta della Marina militare USA del 30 maggio 2007, risposta del 14 giugno 2007); pressioni da parte della Marina Militare USA verso l’amministrazione comunale di Niscemi, che ha concesso i nulla osta grazie alla complicità di funzionari, politici e tecnici; convenzione tra Stato e Regione (La Russa e Lombardo) stipulata l’1/6/2011 sulla base di perizie di professori dell’Università di Palermo che hanno sottoscritto la non pericolosità del sistema, perizie in seguito giudicate “incomplete e di scarsa attendibilità”. Così il MUOS è stato imposto al territorio siciliano, ed installato all’interno della base Naval Radio Trasmitter Facility della Marina Militare USA, ubicata all’interno del sito Sito di Interesse Comunitario “Sughereta di Niscemi” sin dal 1991. Il Comune di Niscemi, nel 2009, dopo un approccio superficiale e in parte condizionato, rendendosi conto del raggiro, è tornato sui suoi passi; il 6/3/2009 coinvolge i consigli comunali del comprensorio e costituisce un coordinamento; successivamente si costituisce una rete di sindaci, a partire da quelli delle province di Ragusa, Caltanissetta, Enna e Catania più vicini all’area interessata, poi ancora ampliatasi con l’adesione dei sindaci di altre province; tutti dichiarano (con delibere e altri atti pubblici) la volontà dei propri comuni di non desiderare l’installazione del MUOS. Verso la fine del 2011 il comune di Niscemi nomina come periti di parte i professori del Politecnico di Torino Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu, la cui attività scoperchia una realtà ad alto rischio, che con il MUOS rischierebbe di diventare esplosiva, per i continui superamenti dei limiti di emissioni elettromagnetiche previsti dalla legge, già da diversi anni. Dal 2009 dei comitati di cittadini hanno iniziato un’opera di informazione; si muovono gli studenti, le associazioni ambientaliste, costringendo l’amministrazione a tirare fuori documenti e atti, facendo conoscere alla popolazione cosa di grave si stesse progettando sul suo territorio. Così è nato il movimento contro il MUOS: decine di comitati sparsi in tutta la Sicilia, che hanno fatto conoscere ovunque un progetto tenuto segreto, e poi, una volta reso noto, spacciato come “meno pericoloso di un telefonino”.
Alle centinaia di iniziative, è seguita una raccolta di firme; ne sono state raccolte oltre 20.000. La popolazione non solo rifiuta la nuova servitù militare, ma scopre di essere stata sottoposta a un forte inquinamento elettromagnetico dal 1991, proveniente dalle 46 antenne del sistema NRTF, senza che vi sia stata mai una informazione, una seria rilevazione delle emissioni, un’esame dello stato di salute degli abitanti di un’area già sottoposta a 50 anni di emissioni letali provenienti dal petrolchimico di Gela. Oltre alle manifestazioni, singoli cittadini, amministrazioni comunali, associazioni, hanno fatto dei ricorsi contro la concessione delle autorizzazioni, rilevando la violazione di ogni genere di normative.
I Comitati, costituitisi in coordinamento regionale nel 2012, hanno moltiplicato le proteste creando una sensibilità diffusa in tutta la Sicilia, con numerosi gruppi di supporto nel Continente. Il 6 ottobre si svolge la prima importante manifestazione, con circa 5000 persone che raggiungono la base NRTF; il giorno prima la procura di Caltagirone sequestra il cantiere perché abusivo (verrà dissequestrato 20 giorni dopo). Nell’autunno sono cominciati presidi e staffette per individuare e bloccare le gru dirette alla base per montare le parabole del MUOS. L’Assemblea Regionale Siciliana, sulla scorta di questa mobilitazione, il 9 gennaio 2013 approva un ordine del giorno che chiede al governo di “attuare ogni utile iniziativa” utile alla revoca delle autorizzazioni agli USA. Tutto questo non è servito a impedire che tra il 10 e l’11 di gennaio del 2013 la Marina Militare degli USA, supportata da ingenti forze dell’ordine, che non hanno disdegnato le maniere forti, conducesse dentro la base NRTF la gru. Il governo italiano, per bocca del Ministro Cancellieri, aveva appena dichiarato che il MUOS riveste “un interesse strategico per la difesa militare della nazione e dei nostri alleati” e che “non sono accettabili comportamenti che impediscano l’attuazione delle esigenze di difesa nazionale e della libera circolazione connessa a tali esigenze”. E’ invece noto che il MUOS è di pertinenza totale di uno stato estero, che gode del regime di extraterritorialità nell’area assegnatagli dal governo italiano, fino al punto da far lavorare nei cantieri, ditte in odor di mafia cui la prefettura di Caltanissetta ha ritirato il certificato antimafia. Il 16 marzo appare un allarmante studio curato dai medici di base di Niscemi sull’incidenza tumorale nella popolazione Un numero crescente di cittadini, incoraggiati dai pronunciamenti dell’ARS, dagli studi degli esperti, che partecipano ad affollate assemblee popolari per spiegare la pericolosità del MUOS e la sua assoluta illegittimità, dà vita a blocchi stradali per far rispettare la legalità calpestata. Ad essi si uniscono le donne del Comitato Mamme NO MUOS, organismo popolare tutto al femminile: tutti chiedono che venga rispettata la revoca delle autorizzazioni. L’11 marzo il comitato Mamme No Muos viene insignito a Roma del Premio Donne, Pace e Ambiente “Vangai Maathai”.
La mobilitazione crescente induce il governo regionale il 29 di marzo 2013 a revocare definitivamente le autorizzazioni concesse a suo tempo dalla precedente coalizione; ciò nonostante i lavori al cantiere MUOS continuano, mentre le forze dell’ordine, invece di apporre i sigilli ai cancelli della base e ai cantieri, scortano le ditte, comprese quelle prive di certificato antimafia, impiegate nei lavori del MUOS, e adottano sistemi duri contro i manifestanti, che danno vita a blocchi stradali nonviolenti per fermare le imprese dei cantieri MUOS.
Schioccano le denunce e le multe; poi seguiranno i fogli di via e le intimidazioni.
Le manifestazioni indette dal Coordinamento dei Comitati NO MUOS vedono affluire a Niscemi migliaia di persone: circa 14.000 il 31 marzo 2013. Il 31 maggio la città di Niscemi partecipa in massa allo sciopero generale contro il MUOS. Il Ministero della Difesa italiano ricorre al Tar contro la Regione Siciliana (per una base militare di esclusiva pertinenza USA); la protesta cresce d’intensità; il Tar di Palermo ritiene validi i motivi della regione per la revoca. La popolazione è confortata da questi successi, ma il Ministero della Difesa ricorre al Consiglio di Stato sul ricorso del ministero della Difesa contro il pronunciamento del Tar, chiedendo danni per 25.000 euro al giorno a partire dal 29 marzo 2013, più 25.000 dollari (sic!) al giorno per i danni subiti dalle relazioni Italia-USA. Alla vigilia dell’udienza presso il Consiglio di Stato, il governatore della Regione Rosario Crocetta decide di annullare la revoca. I lavori, che – di fatto – non si erano mai fermati, da adesso subiscono un’accelerazione. Questo atto è vissuto come un tradimento, e i comitati popolari danno vita a nuove mobilitazioni contro quello che si mostra essere, a tutti gli effetti, un arbitrio da parte delle autorità. Vengono occupati decine di municipi, e per un mese quello di Niscemi. Il 9 agosto una manifestazione popolare di migliaia di persone, presenti anche sindaci e amministratori di varie città, invade pacificamente la base militare; diversi attivisti salgono sulle antenne in segno di protesta.
La risposta delle istituzioni è sempre la solita: centinaia di denunce. L’attività dei comitati procede con altre iniziative, come la grande manifestazione di settembre a Palermo, preceduta dall’occupazione simbolica di Sala d’Ercole da parte di un gruppo di attivisti. Nel mese di gennaio 2014 le parabole vengono montate e issate. I comitati non si fermano; attivisti siciliani sono chiamati in ogni parte d’Italia a spiegare cos’è il MUOS e le ragioni della lotta.
La popolazione di Niscemi non è solo sottoposta a un rischio per la propria salute, ma vive anche in perenne difficoltà per molte carenze sul piano dei servizi, a cominciare da quello della distribuzione dell’acqua potabile, che in città avviene ogni 15/20 giorni, mentre la base militare viene rifornita quotidianamente. Per questo il movimento NO MUOS il 25 aprile 2014, giornata della liberazione, penetra dentro la base NRTF e libera dalle reti un pozzo d’acqua abusivamente compreso dentro il perimetro della base.
Mentre si attendono nuovi pronunciamenti del Tar, e mentre il verificatore nominato da questo tribunale, prof. D’Amore dell’Università La Sapienza, conferma per la seconda volta la pericolosità del MUOS per le persone, l’ambiente, la sicurezza dei voli aerei, dando ragione a chi da anni protesta, altre manifestazioni hanno luogo, e il 9 agosto 2014, una nuova invasione della base NRTF-MUOS ribadisce la diffusa volontà di liberare il territorio da questa schiavitù militare, e nel contempo liberare il Mondo da questa minaccia. Anche stavolta si assiste all’occupazione di antenne da parte di attivisti. Alla vigilia del 9 decine di divieti di recarsi a Niscemi vengono recapitati dalla Prefettura ad attivisti di varie città.
Il 21 novembre del 2014 nuovo sciopero generale nella città di Niscemi. Oggi, la mobilitazione continua.
Torino/Bussoleno 14-3-2015 http://controsservatoriovalsusa.org/schede-goii

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