La repressione è un disco rotto

I solerti uomini delle forze del (dis)ordine se ne inventano sempre una nuova per colpire gli attivisti No Muos. Questa volta a farne le spese è stato un attivista ragusano, protagonista dell’assurda vicenda.

È stato un pomeriggio molto movimentato in contrada Ulmo. Numerosi mezzi dell’esercito, polizia e della Guardia di Finanza hanno dato vita a un continuo via vai di mezzi e uomini attorno al presidio No Muos in cui si stava svolgendo un’assemblea programmatica con decina di attivisti. Massimo, l’attivista protagonista di questa assurda vicenda, alla fine dell’assemblea aveva deciso di mostrare le parabole del Muos a un’amica che non vive in Sicilia.

Mentre percorreva la via che porta alle parabole i due attivisti sono stati fermati dalle pattuglie dell’Esercito italiano di stanza permanente ormai in contrada Ulmo. Una routine a cui sono abituati gli attivisti. Questa volta però le cose sono andate diversamente.

Ad affiancare i già numerosi militari italiani sono accorsi gli uomini della Guardia di Finanza, provvedendo ad effettuare un’ispezione sul veicolo su cui viaggiavano i due. Le operazioni pare fossero andate per il meglio per il nostro compagno eppure la repressione, pur di colpire chi lotta contro il sistema di morte, riesce sempre a stupirci inventando pretesti nuovi.

Questa volta a far “drizzare le antenne” agli uomini delle forze dell’ordine sono stati degli oggetti non particolarmente pericolosi per l’ordine pubblico: normalissime compilation masterizzate in formato Compact Disc che Massimo teneva in macchina.

Niente di più normale: 14 Cd con musica estratta dai dischi originali. Eppure le Fiamme Gialle non hanno trovato di meglio da fare che contestare al compagno la “contraffazione”.
Ovviamente sul posto Massimo, residente a 100km da Niscemi, non è riuscito a dimostrare di possedere i dischi originali così ha dovuto seguire gli agenti alla caserma della Guardia Di Finanza più vicina, la stazione di Gela, oltre 30 km da contrada Ulmo, per firmare un verbale di sequestro dei pericolosissimi oggetti. L’attesa inoltre è durata diverse ore.

Un livello di repressione ridicolo e senza precedenti. La dimostrazione che c’è in atto un vero e proprio accanimento contro gli attivisti No Muos.

Esprimiamo a Massimo la nostra totale solidarietà e respingiamo ogni tentativo, per quanto goffo, di colpire e criminalizzare il movimento No Muos. Sopratutto con questi mezzucci.

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