Come vivere a pieno un momento simbolico di riappropriazione di un luogo dove viene purtroppo messo in scena regolarmente la farsa istituzionale?


Comune di Niscemi occupato. L’aula consiliare era piena degli attivisti e dei militanti No MUOS, insieme ad alcuni niscemesi curiosi. Abbiamo invitato ad animare la serata una donna che è anche una grande risorsa del movimento. Dopo la toccante testimonianza di Silvia Baraldini riguardo al suo impegno di lotta nel movimento in USA delle Black Panters, abbiamo voluto far conoscere meglio e sperimentare l’eredità che ci viene trasmessa dalle esperienze del movimento di lotta nell’America Latina. Montserrat Grau Ferrer che attualmente vive a Modica ci è venuta di nuovo a trovare per farci ancora sperimentare le pratiche del Teatro dell’Oppresso. Queste pratiche si avvalgono di tecniche che aiutano ad intervenire dentro i movimenti e/o nelle popolazioni al fine di creare un processo, che coinvolga in prima persona nella “coscientizzazione” e nella sensibilizzazione, tramite congeniali messe in scena teatrali. Non solo calcio ma anche lotta, dal Brasile a Niscemi quindi si sperimentano queste tecniche teatrali ideate dal regista brasiliano Augusto Boal che fu ispirato dai metodi di pedagogia libertaria di Paulo Freire al fine di far maturare la coscienza e l’incisività nella lotta e nei movimenti.
Montserrat ci ha quindi diretti, invitandoci a calarci nella parte di quella politica istituzionale che noi No MUOS critichiamo e a cui ci opponiamo, mettendo in scena il conflitto che stiamo vivendo. Ci siamo disposti nell’aula consiliare e abbiamo sperimentato a turno la parte dell’oppresso e dell’oppressore in una rumorosa catarsi liberatoria cha ha risvegliato il torpore dei niscemesi che stavano in quel momento nella piazza centrale di Niscemi. Ci siamo messi nei panni dei politici di cui tanto disprezziamo l’operato, per viverne quella triste natura umana che è così tanto accecata dal potere. Abbiamo analizzato invece i limiti che ancora abbiamo come movimento, cercando di trovare delle soluzioni pratiche per avere concretamente più sbocco incisivo in ambito politico e sociale. Abbiamo vissuto un momento importante, molto costruttivo che ci ha fatto riflettere sul come portare avanti nel migliore dei modi le prossime fasi della lotta e canalizzare meglio passioni e idali.
Abbiamo inoltre riconosciuto come le pratiche del Teatro dell’Oppresso possano divenire uno degli strumenti che il movimento stava tanto cercando, per avvicinare proficuamente la popolazione di Niscemi e coinvolgerla sempre di più a farla diventare attrice nel processo di smilitarizzazione della nostra martoriata e umiliata Sicilia.
Ci siamo quindi salutati con il proposito di portare presto queste pratiche del Teatro dell’Oppresso nelle piazze di Niscemi, coinvolgendo non solo gli attivisti, ma anche la popolazione per fare sperimentare ai niscemesi come possono essere attori e partecipi di questa rivoluzionaria lotta contro il dominio del militarismo a scapito della salute e della libertà nella nostra terra.

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