NO al PCTO in caserma

Il 21 gennaio, a Udine, durante l’ultima giornata di alternanza scuola-lavoro in una azienda meccanica, è morto Lorenzo Parelli, un ragazzo di diciott’anni. Una putrella gli è caduta addosso.

Il 14 febbraio un’altra morte durante uno stage. A Serra de’ Conti, in provincia di Ancona, un ragazzo di soli 16 anni è morto in un incidente stradale durante uno stage. L’autocarro si è schiantato contro un albero distrutto; il ragazzo seduto al posto del passeggero ha pagato il prezzo più caro.

La morte dei due studenti a distanza di neanche un mese sono la diretta conseguenza di un sistema basato sul profitto, che trasforma le scuole in aziende e ci manda, considerati nient’altro che manodopera gratuita, a lavorare senza alcuna precauzione.

“Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO)” è l’attuale ridenominazione dell’Alternanza Scuola Lavoro, introdotta con la legge 107/2015. Già in passato erano successi incidenti durante le ore di alternanza, ma ormai è stato oltrepassato il limite. Non ci è più garantito neanche il diritto alla vita.

Il PCTO è il nostro primo approccio con il mondo del lavoro: Governi di ogni colore che hanno istituito e implementato l’alternanza scuola-lavoro, in linea con i dettami di Confindustria, hanno ritenuto lecito mandarci in fabbrica a lavorare con le stesse condizioni a cui è sottoposto chi lavora. Hanno agito nella direzione di trasformare la scuola, un luogo di formazione, in un’esperienza che insegni i ritmi e i rischi del lavoro e dello sfruttamento. L’alternanza scuola-lavoro serve a formarci alla precarietà, alla paura di entrare in uno stabile rischiando di ferirci gravemente o, peggio, perdere la vita, a convivere con ritmi insostenibili, lavorando diverse ore al giorno senza tutela.

Alla vergogna del PCTO nelle scuole va aggiunta una specifica siciliana.
L’Ufficio Scolastico Regionale Siciliano ha siglato a dicembre 2021 un protocollo d’intesa con il comando militare della Regione Siciliana per lo svolgimento di progetti PCTO in 7 caserme militari delle città di Palermo, Catania e Messina.
Almeno in 100 faranno le loro ore di alternanza sotto gli ordini di militari graduati, svolgeranno mansioni e servizi all’interno di caserme operative o comandi distrettuali.

Il protocollo mira ad ampliare “la diffusione di valori eticosociali, della storia e delle tradizioni militari”: i valori della guerra, che oggi più che mai necessitano di essere ripudiati.

Ma il protocollo mira anche a “rafforzare la correlazione fra il sistema educativo e la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale e naturalistico del territorio”. Una scelta tragicomica in una regione che paga a caro prezzo la sottrazione di interi pezzi di territorio perché soggetti a servitù militari.

La scuola-caserma non è la scuola che vogliamo, il PCTO non rispecchia né la nostra idea di scuola né di lavoro.
L’attuale conflitto in Ucraina ci ha visti schierarci contro gli interessi delle superpotenze, contro gli aumenti delle spese militare, contro l’invio di armi e lo stato d’emergenza per la guerra. Ci impone anche di schierarci contro l’alternanza nelle caserme, un’operazione concepita per legittimare le aggressioni imperialiste che l’esercito italiano porta avanti in giro per il mondo, educare ai valori della guerra e normalizzare la capillare presenza militare nella nostra isola.

Contro la guerra imperialista, contro la militarizzazione della nostra formazione, contro lo sfruttamento nei luoghi di lavoro come in alternanza scendiamo in piazza l’8 aprile per dirigerci sotto l’ufficio Scolastico Regionale.

Chiediamo all’USR Sicilia la revoca immediata del Protocollo e alle scuole che lo hanno sottoscritto di sospendere ogni collaborazione con istituzioni militari!

Studenti NO MUOS

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Il Coordinamento Regionale dei comitati NO MUOS è un'aggregazione di comitati NO MUOS che si sono formati in Sicilia negli ultimi anni. Esso nasce dall'esigenza di dar vita ad una serie di iniziative comuni e diffuse riguardanti l'informazione sul MUOS e l'opposizione all'istallazione di questo impianto in modo da estendere quanto più possibile la mobilitazione sviluppata in ogni paese.

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