Quella che per anni abbiamo denunciato come una tendenza alla guerra nei nostri appelli e nei nostri documenti, oggi assume i caratteri della guerra guerreggiata.
La crisi economica e di egemonia che gli stati e la borghesia imperialista USA e UE, da un lato, e russo-cinese, dall’altro, stanno vivendo, porta questa classe di criminali a spingere il mondo verso il baratro della terza guerra mondiale come ultima e disperata soluzione per mantenere il sistema di produzione capitalista in piedi.
Da più di due anni va avanti la guerra tra Russia e Ucraina, una guerra indiretta tra due potenze: la Russia (e la Cina sullo sfondo) da una parte, gli Stati Uniti e l’Unione Europea dall’altra. Una guerra che, oltre all’enorme numero di vittime sul fronte, registra un altissimo numero di obiettori e renitenti, mentre centinaia di migliaia di ucraini sono fuggiti all’estero per evitare di combattere, mettendo in crisi il sistema degli arruolamenti. Questa guerra ha già creato sconquassi nelle nostre vite, con ulteriori e pesanti tagli alle spese sociali a favore di quelle militari. L’Italia, solo nell’ultima trance di “aiuti” all’Ucraina, ha stanziato più di 13 miliardi di euro per l’assistenza militare.
La rivolta del popolo palestinese contro l’oppressione sionista e le forze imperialiste non inizia certo il 7 ottobre. Oltre 75 anni di resistenza rappresentano un esempio a tutti i popoli in rivolta, dimostrando che l’imperialismo si può contrastare. Per questo motivo il movimento di appoggio alla resistenza palestinese ha avuto un’ampia diffusione in tutto il mondo e al contempo ha trovato una forte risposta repressiva da parte dei governi occidentali e dei loro organi di informazione, che lo hanno liquidato come una manifestazione di antisemitismo. Anche nel mondo ebraico si sono levate voci contro il genocidio palestinese e, anche se ancora in pochi, tra le file dell’esercito israeliano c’è chi ha scelto di non sparare sui civili a Gaza. Il movimento globale palestinese dimostra che si possono fermare le logiche di morte, affiancando la popolazione che resiste contro i signori della guerra: per questo lo supportiamo con convinzione.
Accanto a questi due fronti aperti, oltre alla endemica e conseguente questione delle persone migranti, vi sono altri teatri di guerra e in particolare un intero continente come quello africano in questo momento sta tornando ad essere sia terreno di gioco per le super potenze imperialiste, che luogo di speranza, grazie alle svariate lotte condotte dai popoli oppressi: ne sono un esempio i popoli delle ex colonie francesi e della rivolta popolare in Sudan. Ne sono da molto tempo esempio anche l’esperienza di lotta – di resistenza e rivoluzionaria – del popolo curdo, con il movimento anti-patriarcale delle donne e il confederalismo democratico in Rojava, o la trentennale esperienza autogestita e autorganizzata del popolo zapatista in Chiapas.
Nel resto del mondo, in medio oriente e nei centri imperialisti di pari passo, agli interessi dei signori del cemento che spingono la costruzione delle grandi opere – come TAV e ponte sullo Stretto in Italia – e privano i territori di beni primari come l’acqua, cresce la solidarietà al popolo palestinese e a tutti popoli in lotta contro l’imperialismo, cresce il disfattismo e la solidarietà a chi diserta e a chi si oppone alla guerra verso cui i governi ci stanno trascinando: i popoli sanno bene che la guerra imperialista non è mai nel loro interesse, ma solo per gli interessi della classe che la conduce.
È dilagante una forte propaganda bellicista ed è in atto una prassi pedagogica dominante che vuole imporre l’infiltrazione militare nei luoghi della formazione, favorendo mediante la digitalizzazione la mobilità militare 4.0; per questo riteniamo importante l’aumento delle pratiche di obiezione di coscienza nelle scuole e la mobilitazione internazionale delle Università che hanno lottato per tagliare i legami scientifici e politici con i criminali sionisti e con le aziende del settore bellico – come accade in Italia con le mobilitazioni contro la Leonardo Spa.
Come movimento No Muos continuiamo a fare la nostra parte opponendoci alle installazioni militari nel nostro territorio, dalle parabole di Niscemi alla superbase di Sigonella il cui ruolo è centrale in tutti i conflitti aperti, dall’Ucraina al Medioriente.
Per questo invitiamo tutte e tutti al campeggio di lotta presso il presidio No Muos che si terrà dal 2 al 4 agosto, per continuare a contrastare con i fatti la guerra e parlare delle prospettive per un autunno che deve essere ancora una volta di lotta, contro l’omertà e le oppressioni e per l’autodeterminazione popolare.
Guerra alla Guerra dei Padroni!
Libertà per gli/le antifascisti/e e antimilitaristi/e raggiunti/e dalla repressione dello Stato. Libertà per Luigi Spera, libertà per Nicoletta Dosio.
Donna Vita libertà! Jin jiyan Azadí!
Viva la resistenza del popolo palestinese
Intifada ovunque
No Muos fino alla Vittoria!
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La Digos è con Voi.
Grazie Carusi