FAKE NEWS, smontiamo le bugie del partito pro-MUOS

 

Manuale per sopravvivere alle bufale del partito Pro-Muos

 

La grande macchina della disinformazione del partito dei Pro-Muos, si è messa in moto e assistiamo in queste ore allo spaccio di menzogne a mezzo stampa prive di qualunque fondamento.

Il partito a favore del Muos è trasversale e conta tra le proprie fila esponenti di Forza Italia, Partito Democratico, Ministri, ex Generali, giornalisti, opinionisti e una lunga lista di servi che più o meno scientemente spacciano per “verità” vere e proprie fake news per giustificare l’opera.

Vediamo le più frequenti:

 

Non è vero! Il Muos è in “uso esclusivo delle forze armate USA”.

Scomodare la sicurezza nazionale è la bufala più pericolosa. Ripetuta migliaia di volte una bugia rischia di diventare vera, ma basterebbe una semplice verifica da parte degli organi di informazione per smascherarla.

Il sistema Muos è in “uso esclusivo alle forze armate statunitensi”. Questa è una certezza documentata a tutti i livelli, si trova in tutti gli atti ufficiali che riguardano l’impianto satellitare, dagli atti autorizzativi dello stesso ministero della Difesa alle mozioni parlamentari, passando per sentenze, interrogazioni parlamentari, atti giudiziari e documenti statunitensi.

Questo vuol dire che, semplicemente, il Muos non c’entra nulla con la sicurezza italiana, non è in uso alle nostre forze armate.

Anche l’uso nell’ambito NATO è categoricamente escluso.

Però ai fan del Muos piace ripetere che smantellandolo ci sarebbero rischi per la sicurezza del nostro paese.

Dato l’uso esclusivo, ogni volta che gli USA entrano in conflitto bellico, l’Italia non ha possibilità di controllo sulla base. Niscemi e la sua sughereta sono un obiettivo militare primario – il MUOS è il sistema di comunicazioni più avanzato, un’arma strategica che al momento garantisce la supremazia militare statunitense.

L’unico rischio oggettivo per la sicurezza è quindi che la base di Niscemi rende il territorio un possibile obiettivo sensibile in caso di attacco terroristico.

Inoltre, in nessun documento ufficiale finora accessibile si dichiara o si trova il MUOS come sito di interesse strategico nazionale, cosa molte volta asserita alla stampa da esponenti dell’esecutivo di ieri e di oggi.

Nessun contratto, nessuna penale!

Questa argomentazione era già stata utilizzata dall’ex governatore siciliano Rosario Crocetta per giustificare il suo scellerato passo indietro attraverso la revoca della revoca delle autorizzazioni. Una considerazione paventata e divulgata solo a voce, peraltro.

Come successo recentemente con il TAP quando qualcuno prova a mettere in discussione una grande opera inutile saltano fuori le fantomatiche penali salatissime.

Se Crocetta le quantificava in 150 milioni di euro, per altri ammonterebbero a 29 mila euro al giorno.
Recentemente l’ex ministro dell’Ambiente, la siracusana Stefania Prestigiacomo si è spinta in una stima “stellare”: 20 miliardi di euro.

Lei, che era ministra dell’ambiente durante il governo Berlusconi e che non si “accorse” che, durante la fase autorizzativa, l’impianto Muos sarebbe ricaduto in un’area naturale protetta dovrebbe spiegarci da dove ha preso questi numeri.

Non esiste alcuna penale! In nessun atto si è mai fatto accenno a penali da pagare in caso di revoca delle autorizzazioni dell’impianto. Anzi, molto più semplicemente non ci possono essere penali perché nel caso del MUOS non esiste nemmeno un contratto. E non risulta che gli USA abbiano mai richiesto tale (o altre) somme.

In passato invece c’è solo stata una richiesta di risarcimento danni da parte del Ministero della Difesa, che il Tar di Palermo ha rigettato in quanto il Ministero non aveva alcun titolo per avanzare tale pretesa.

Anzi il Muos, come qualunque base militare statunitense in territorio italiano, rappresenta un costo per la collettività: il nostro paese si è impegnato a pagare il 41%  delle spese sostenute, una percentuale pari a 366,6 milioni di dollari secondo gli ultimi dati (destinati a salire).

Anzi, se dovessimo proprio metterci a fare i conti e magari millantare analisi costi/benefici, troveremmo che sarebbero caso mai gli USA a dover a noi corrispondere diverse penali, altrimenti dette compensazioni, al momento nemmeno quantificabili in termini monetari, considerato l’impatto ambientale e sulla salute degli abitanti che non pensiamo possa essere merce di scambio.

No, il Muos è un sistema di comunicazione satellitare (e serve anche per guidare i droni)

Questa sembra un’innocua bugia ma ha dei risvolti notevoli nell’immaginario collettivo.

Il Muos è un sistema d’armi tecnologico che permette di controllare i droni, i famosi aerei senza pilota che mietono vittime ogni giorno anche tra civili inermi. Serve inoltre per controllare tutte le truppe USA sparse nei vari scenari di guerra.

Tramite il Muos si trasmettono ordini di bombardare, si spiano intere città, è uno strumento che permette un passo in avanti verso la guerra automatizzata, quella in cui i signori della guerra si auspicano che le macchine scelgano autonomamente le vittime da colpire.

Sembrerebbe fantascienza ma, come risulta da numerosi documenti del Senato USA, la guerra tecnologica va sempre più verso questa direzione.

Il Muos, come strumento di guerra, è fondamentale per questo processo tecnologico e non serve certo a “individuare” eventuali veicoli e sottomarini presenti nell’area. Decisamente è qualcosa di più mostruoso di un semplice radar: smettetela di chiamarlo così!

Non è vero. Il Muos è già stato bloccato più volte. Basta la volontà politica.

Il Muos insiste all’interno di una base di proprietà italiana e concessa dal nostro ministero agli USA.

La decisione di smantellarlo, per salvaguardare la salute dei cittadini, la difesa dell’ambiente e della pace, non può che essere un atto che un “libero” governo è libero di emanare nel proprio territorio. A meno che non si ammetta che l’Italia è solo uno stato a sovranità limitata. Il governo Italiano rimane di fatto complice delle guerre USA e sta violando i propri principi costituzionali.

Nessuno ha mai dimostrato che non fa male. In barba al principio di precauzione.

La conclusione della Relazione dell’Istituto superiore di sanità del 2013 – che è rimasta al momento l’unico documento ufficiale conferma la natura puramente teorica delle valutazioni sulla possibilità di emissioni superiori ai limiti di legge riportate – limiti che prescrivono i livelli soglia oltre la quale sussistono oggettivi rischi per la salute. E infatti la situazione “impone comunque la necessità di verifiche sperimentali successive alla messa in funzione delle antenne del sistema MUOS qualora quest’ultime vengano effettivamente installate.” Si veda p.21 della “Valutazione previsionali dei livelli di esposizione ai campi elettromagnetici e dei conseguenti rischi per la salute umana connessi all’installazione del sistema MUOS”.

Inoltre precisa anche che, in merito all’esposizione a campi elettromagnetici e al profilo di salute “nella letteratura internazionale non esistono studi che abbiano fornito evidenze sufficienti per pronunciarsi in modo positivo o negativo sugli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici ai livelli tipici delle esposizioni ambientali ed in particolare che non esistono studi epidemiologici su installazioni come quelle previste a Niscemi.” E “alla luce delle precedenti considerazioni, risulta opportuno realizzare un sistema di sorveglianza epidemiologica dello stato di salute delle persone residente a Niscemi.” Si veda p.21 dello studio sullo stato di salute dei cittadini di Niscemi, mascherato dal titolo: “Analisi dell’impatto della raffineria di Gela sul territorio del Comune di Niscemi”. (La Relazione è disponibile sul nostro sito, qui: “https://www.nomuos.info/relazione-istituto-superiore-della-sanita/“.)

Indovinate?
Nessun altro studio e nessun altro monitoraggio continuato c’è stato dal 2013 a oggi.
Le misurazioni fatte dall’Arpa Sicilia, per ammissione dell’Arpa stessa, sono state e potrebbero essere effettuate solo con strumentazioni obsolete e non sarebbero nemmeno attendibili poiché essendo il MUOS coperto da segreto militare non è possibile attrezzarsi di una centralina di misurazione ad hoc.

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