La presentazione di Tina Cancilleri*
Due le emozioni che accompagnano la presentazione di questo libro:
- Il presentare non soltanto due autori ma due grandi amici;
- L’argomento trattato perché ci riguarda da vicino e attualmente è alla ribalta nella stampa locale e nazionale visti gli ultimi eventi che l’hanno caratterizzato.
Presentiamo Piazza No MUOS nel luogo in cui, nell’antichità, per eccellenza, i cittadini erano soliti discutere di argomenti importanti e di interesse comune: l’agorà.
Inizio questa presentazione citando non tanto un passo di questo libro dossier ma un passo dell’ Alexis di Marguerite Yourcenar perché trovo calzi a pennello con la storia del Movimento No Muos:
«È terribile che il silenzio possa essere una colpa; è la più grave delle mie colpe, ma, insomma, l’ho commessa. (ed è questo quello che è successo col Muos! I mass media e la stampa hanno “preferito” il silenzio). Prima di commetterla verso di te, l’ho commessa verso me stesso. Quando un silenzio si è fissato in una casa, farlo uscire è difficile; più una cosa è importante, più sembra che la si voglia tacere».
Ho iniziato questa presentazione con questo passo della Yourcenar perché ritengo che il SILENZIO, assieme alla COMUNICAZIONE, siano le due parole che caratterizzano la storia del movimento no Muos (e questo libro vuole un po’ ripercorrerne le tappe più salienti. E sono queste due parole, SILENZIO e COMUNICAZIONE che risuonano un po’ come un’eco nella mia mente. Forse perché i due autori, rendono queste due parole i protagonisti di questo libro dossier o forse perché i due autori mettono in evidenza l’importanza di contrapporre la comunicazione al silenzio.
Antonella Santarelli, parlando del Movimento, mi dice: «Niscemi, che è una piccola cittadina da cui tutto è partito, è un paese agricolo che ha riscoperto la voglia di stare assieme e di affrontare insieme paure, angosce, emozioni. Niscemi, di fronte al dramma del Muos, ha scelto di comunicare».
Salvatore Giordano, mi dice: «Ogni azione è comunicazione e ogni comunicazione è voce, rottura di un silenzio.»
Detto questo, mi piace pensare che ognuno di noi sia un ritratto e che a quel ritratto corrisponda una voce (e noi siamo il ritratto e la voce della nostra terra, della nostra Sicilia). A questa voce bisogna lasciare il proprio registro, il proprio timbro e non togliere nulla perché nel momento stesso in cui abbiamo tolto (o tentato di togliere!) non stiamo più riconoscendo né il ritratto e nemmeno la voce.
Ed è questo che si è cercato di fare col Muos. Si è cercato di togliere voce, timbro e ritratto alla nostra terra, alla nostra Sicilia e si sta tentando di farla divenire la GRANDE PORTAEREI DEGLI USA.
Ed è da quest’ultima consapevolezza che bisogna partire per riflettere su ciò che rappresentano il Muos, le 46 antenne, le tre parabole e la nostra Terra per gli USA. Già! Gli USA, quello Stato che ha fatto e sta facendo man bassa di diritti e principi fondamentali come pace, ambiente, salute, legalità, etc.
Stiamo parlando di diritti che ci sono stati negati nel momento in cui si sta procedendo alla costruzione del IV Muos nel mondo,
Ricorda! Gli altri tre sono stati realizzati in zone scarsamente abitate, mentre quest’ultimo nasce nelle vicinanze di un comprensorio di oltre 300 000 abitanti sparsi tra vari comuni (Niscemi, Caltagirone, Piazza Armerina, etc).
E pensando a queste 46 antenne, a queste tre parabole (tra l’altro grandi quanto un campo di calcio) lascio la parola agli autori con una domanda tratta dal libro stesso:
«Gli altri Muos sono in posti lontani dai luoghi abitati: il quarto sarà installato all’interno della Sughereta di Niscemi, a pochi chilometri da noi. LA SICILIA È GIÀ UN DESERTO?»
*Tina Cancilleri è critica letteraria ed editor: fra i suoi saggi anche uno su Andrea Camilleri che l’autrice barrese ha incontrato più volte e intervistato.
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