Durante il 4 agosto di quest’anno, alla manifestazione contro il MUOS, la risposta delle forze dell’ordine presenti era stata la repressione, con lacrimogeni lanciati a mano sui corpi di chi manifestava e manganellate fino a tarda sera.
Eravamo consapevoli che non sarebbe finita così.
Segnaliamo l’arrivo di notifiche di apertura indagini e avvio procedure per l’emissione di alcuni fogli di via nei confronti di alcune compagne, accusate di “travisamento e danneggiamento, con l’aggravante di aver procurato nocumento per una struttura ad uso pubblico”.
Abbiamo dunque alcune domande da porre a chi ci accusa:
1. Smantellare una struttura pubblica significa danneggiarla? Se sì, come possibile che è stato, ed è tutt’oggi, consentito lo smantellamento dei sistemi di sanità pubblica, formazione e servizi sociali in tutta Italia?
2. In che modo sarebbe di pubblico utilizzo un luogo come una base militare, in cui è interdetto l’accesso, che consente di bombardare – uccidendo milioni di persone indifese – e che avvelena la popolazione locale – emettendo campi elettromagnetici che provocano tumori e altri gravi disturbi alla salute?
3. Quel giorno abbiamo fatto una scelta, ed è stata quella di tagliare quelle reti a volto scoperto, e questa scelta la rivendichiamo. Vogliamo però segnalare che quel giorno, mentre quelle reti cadevano giù con la forza di mani e cesoie, la polizia ci lanciava addosso dei lacrimogeni con gas CS, il cui utilizzo in guerra è vietato dal 1997 a seguito della convenzione di Parigi sulle armi chimiche perché considerata arma nociva.
Noi non volevamo nasconderci, bensì difendere e difenderci. Difendere la sugherata, la Sicilia e i nostri corpi.
Rivendichiamo a viso aperto che quella base non la vogliamo e continuerà ad essere prioritaria la prospettiva di smontarla, Pezzo per pezzo.
Ribadiamo la nostra determinazione a liberare dall’occupazione militare le terre a cui apparteniamo, sia che siano ad occupare gli eserciti dei governi USA o quelli della NATO.
Queste notifiche non ci scoraggiano. Confermiamo come prospettiva a breve termine, che quest’anno per la prima volta si svolgerà a Niscemi il campeggio invernale, dal 29 dicembre 2024 al 3 gennaio 2025. Nel fare questo, rispediamo al mittente le accuse: la guerra non è un servizio né tanto meno è un servizio pubblico.
Nel dirlo esprimiamo vicinanza e sorellanza con la gente palestinese, curda, armena, yazida, africana, sud americana e di ogni provenienza, ghettizzata, discriminata, vessata e torturata.
In questo drammatico momento storico ancor più siamo complici con tutti i sud del mondo e con tutti i popoli che si ribellano alle oppressioni coloniali e imperialiste.
Ama la musica, odia le guerre!
Ci vediamo a Niscemi per festeggiare insieme un capodanno di lotta!
NO MUOS FINO ALLA VITTORIA!
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